Pubblicato su Flashmagazine dicembre 2015
Nello Ceccon
Una delle funzioni più importanti per lo sciamano è quella del guaritore. Abbiamo già parlato negli scorsi articoli della guarigione per le persone viventi. Lo sciamano però è anche in grado di guarire le anime dei defunti.
Attraverso gli stati alterati di coscienza accede facilmente ai mondi invisibili, ma per accedere nell’Aldilà, così lo possiamo chiamare il mondo dove vanno le anime dei defunti, è richiesto un particolare e profondo addestramento, considerato anche come percorso iniziatico.
Lo sciamano non agisce mai per puro credo o fede quindi deve necessariamente fare delle esperienze simili a quelle del morire per conoscere i luoghi che l’ anima percorre dopo la morte.
Esistono vari modi per esplorare questi luoghi dell'aldilà, i più frequenti sono vissuti da molti individui anche della nostra società occidentale.
Sempre più persone, infatti, hanno esperienze di premorte, near death experience (NDE). Queste avvengono quando una persona muore temporaneamente e poi viene resuscitata con le tecniche di rianimazione, ad esempio durante alcune operazioni chirurgiche o in seguito a traumi come l’annegamento, incidenti stradali o infarti cardiaci, sono riportate dai sopravvissuti come esperienze molto forti dell’anima. Spesso raccontano di tunnel di luce che attraversano, dell’incontro con qualche spirito illuminato che poi li rimanda indietro, per adempiere nuovi scopi nella vita o per completare quelli che stanno ancora sviluppando.
C’è tutta una letteratura che si è sviluppata su questo argomento, ma una pietra miliare è il libro La Morte e la Vita Dopo la Morte dell’autrice E. Kluber-Ross. Ed. Mediterranee. Come medico ha assistito migliaia di pazienti nel passaggio verso la morte, raccogliendo le testimonianze di coloro che erano nel transito, si è convinta che la morte in realtà non esiste, “è un passaggio a un altro stato di coscienza, in cui si continua a crescere psichicamente e spiritualmente”.
Alcune persone dopo questa esperienza ritornano nella loro vita con una nuova saggezza e con nuovi messaggi, proprio perché hanno subito una morte e una rinascita nella stessa vita.
Proprio questo approccio alla morte che non è la fine della propria esistenza, ma è solamente il passaggio da una dimensione, quella corporea, ad una diversa, che possiamo chiamare spirituale, diventa quindi un momento di transizione molto interessante.
Il primo passo è perciò attraversare stati simili a quelle di premorte per sperimentare il buio e la luce del trapasso.
Gli sciamani hanno vari modi per fare queste esperienze, raggiungendo stati simili alla premorte e che vengono considerate iniziazioni in quanto diventano un punto di partenza per una nuova vita, richiedendo però di lasciare la vecchia.
Una delle pratiche più profonde e diffuse in varie tradizioni sciamaniche e spirituali è quella dello smembramento. Il buddismo della tradizione Bon ha la pratica del Chöd, che cantando, danzando, e suonando speciali strumenti ricavati da ossa, il praticante del Chöd visualizza lo smembramento, la cottura, e infine l’offerta del proprio corpo come parte del banchetto per un’assemblea di spiriti illuminati, alleati e non.
Tra i Nativi del Nord America molto frequente è il digiuno per tempi lunghi, in solitudine, fino ad avere allucinazioni e stati vicini al coma.
Altri modi che sono considerati delle iniziazioni per la conoscenza nell'Aldilà sono il superamenti di fatiche apparentemente impossibili, oppure l'attraversamento di malattie o incidenti molto gravi e che hanno portato l'individuo vicino alla morte.
Successivamente, quando lo sciamano conosce questo passaggio può in maniera volontaria, con un semplice stato di trance, esplorare le varie condizioni che l’anima deve affrontare dopo la morte. Lo sciamano può fare molteplice esplorazioni fino a creare una vera e propria mappatura dell’aldilà.
Una volta creata questa mappatura, in cui ha esplorato sia i luoghi di evoluzione dell’anima, ma anche i luoghi dove le anime rimangono bloccate e rivivono le sofferenze della vita appena trascorsa, lo sciamano è in grado di aiutare e guidare queste anime verso i luoghi di trasformazione e di luce. Questa funzione viene chiamata di PSICOPOMPO, di accompagnamento delle anime dopo la morte. Attraverso il traghettamento delle anime dai luoghi di sofferenza ai luoghi di naturale evoluzione, lo sciamano ‘libera’ queste anime, guarendole quindi da tutte le sofferenze che si sono trascinati dalla vita trascorsa.
Questa funzione è molto importante, perché così si crea una certa ‘pulizia’ e ‘ordine’ nel mondo in cui viviamo. Infatti le anime che non si sono preparate alla morte potrebbero rimanere bloccate per molto tempo nella realtà non ordinaria del nostro mondo, mantenendo tutte le sofferenze che hanno vissuto nella loro vita. Vengono in genere chiamate ‘anime erranti ‘ e, oltre a portare la loro sofferenza, sono anche causa di sofferenza per le persone viventi e i luoghi che accolgono la loro presenza.
Le anime erranti, secondo gli sciamani, sono la causa di gravi problemi come
- le possessioni, ovvero quando uno spirito prende il controllo di una persona,
- le ossessioni, quando una persona continua ad avere pensieri o emozioni ripetute, senza una particolare ragione
- le ‘presenze’ che si sentono in certi luoghi hanno: quelli che noi chiamiamo ‘fantasmi’.
Lo sciamano nello suo stato di trance ottenuto con il tamburo o con altri mezzi, è in grado di ‘vedere’, percepire in altri modi o addirittura canalizzare la voce di queste anime. Può interagire con loro e aiutarle nel trovare la strada verso la luce e la loro naturale evoluzione. In questo modo adempie a due guarigioni: quella delle persone o dei luoghi che si sentono disturbati da queste anime e le anime stesse che vengono sbloccate da una situazione di stallo e sofferenza.
Ritorniamo però a ciò che sta alla base di tutto questo.
Perché non tutte le anime che sono trapassate sanno quale è la strada che devono seguire dopo avere lasciato il corpo sulla terra? Soprattutto nella nostra cultura la morte, il momento di trapasso, è diventato qualche cosa che ci prende quasi sempre impreparati. Quanti di noi sono pronti a morire? Quanti di noi pensano alla propria morte? In modo apparentemente giusto, preferiamo pensare alla vita, a ciò che ci aspetta e a ciò che abbiamo fatto o accumulato, ma questo ci porta spesso proprio alla perdita del senso della vita.
I nostri antenati e anche le società tradizioni sciamaniche invece hanno considerato la preparazione alla propria morte come uno dei compiti più importanti da svolgere nel corso della vita, perché sapevano che qui sulla terra siamo solo di passaggio, che proveniamo dalle stelle e che alle stelle ritorniamo.
La preparazione alla morte diventa quindi un’occasione per utilizzare al meglio il tempo che trascorriamo qui sulla terra. Se ad esempio sprechiamo il nostro tempo, i nostri talenti, gli amori e le opportunità offerteci, allora la morte può essere piena di rimpianti, di insoddisfazione, con la sola voglia di sfuggire, di scappare via ma con il rimpianto di non avere compiuto l’opera.
Questo è quello che succede spesso, se aggiungiamo anche la paura stessa dell’atto della morte che ci viene presentato come un momento doloroso, allora comprendiamo che le anime al momento del trapasso si trovano completamente allo sbando, piene di emozioni, paure, ricordi incompiuti, portandosi con loro tutti i dolori della vita appena trascorsa.
Per questo motivo nelle società sciamaniche tutti, dai più giovani ai più anziani, si sentono pronti ad affrontare la morte, non lasciano mai niente in sospeso per il giorno dopo o per le generazioni future.
Per la sua esperienza ed esplorazione della dimensione dell’Aldilà, lo sciamano è in grado di aiutare anche per persone viventi che si stanno affacciando alla morte e ai parenti e famigliari che devono elaborare una perdita, un lutto.
Ci sono delle fasi che precedono la morte che sono abbastanza comuni, ma che vengono molto spesso ignorate o contrastate con sedativi. La persone che hanno solo qualche giorno o settimana ancora da vivere spesso ‘vede’ o in termini medici ‘ha delle allucinazioni’ dei varchi nel cielo o che si formano sul soffitto in cui una luce li attira. Contemporaneamente alcuni antenati, in genere genitori o nonni defunti del morituro appaiono sempre sotto forma di ‘allucinazione’ o nei sogni e li chiamano, gli dicono di andare con loro. Questi spiriti sono lì per preparare l’individuo alla morte, sono anche pronti per aiutarli a lasciare questo mondo in modo leggero, senza ripensamenti o nostalgie. Invece con le terapie intensive, con le sedazioni che vengono somministrate in questi ultimi momenti di vita, l’anima non ha l’opportunità di sperimentare tutto questo e trapassa quindi senza consapevolezza, in pratica si può ritrovare nell’Aldilà senza saperlo.
Effettivamente tutte le anime erranti sono inconsapevoli di essere decedute, credono di poter ancora adempiere i loro compiti come quando erano vive, causando invece problemi ai famigliari rimasti. Problemi con l'eredità, liti nella famiglia del deceduto, oppure beni bloccati e che diventano inutilizzabili, possono essere segnali che l'anima della persona deceduta non sia effettivamente trapassata, bensì che sia ancora su questo piano creando disarmonie e problemi.
Il lavoro spirituale con la morte diventa quindi uno strumento fondamentale per ristabilire armonia nel mondo in cui viviamo e anche nel mondo invisibile dove andremo quando terminiamo il nostro passaggio qui sulla terra.
Periodicamente la Foundation for Shamanic Studies propone un seminario sul “La Morte e l'Aldilà Nella Prospettiva Sciamanica” in cui si fa una introduzione pratica ed esperienziale alle seguenti tematiche:
-Imparare a Morire, andare a conoscere la propria morte.
-Accompagnare una persona alla morte, passare la soglia in un'altra vita: secondo molte tradizioni sciamaniche, le anime possono esistere nella realtà non ordinaria ed in quella ordinaria con un corpo.
-Accompagnare le anime nell'Aldilà o psicopompo: uno dei lavori più importanti dello sciamano è quello di accompagnare le anime che non lo possono fare da sole, verso la luce.
-Aiuto e supporto ai parenti, a coloro che si trovano vicine alla morte.
Per la profondità dei temi affrontati e per le esperienze richieste per partecipare a questo seminario è necessario avere precedentemente frequentato il seminario di base 'La Via dello Sciamano'. Le informazioni si trovano su www.studisciamanici.it
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