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È molto probabile che nei tempi passati ci fosse stata una forte distinzione tra anima e corpo per dare una risoluzione esistenziale alla propria vita. Questo era in parte giustificato al fatto che la vita umana era molto di più in belia degli imprevisti, dipendeva dall’andamento delle stagioni, dalle regole della società e da molti altri fattori che portavano a vedere la vita come un vero e proprio dono dell’Universo.
Sandra Ingerman racconta sempre come gli occhi dei popoli indigeni brillano. Anche se vivono una vita apparentemente povera, nei loro occhi c’è la gioia della vita, la soddisfazione e la meraviglia, e questo lo possiamo percepire nella luce interiore che risiede dentro ai loro occhi.
Questa osservazione mi fa venire in mente gli occhi di mio fratello, nei suoi ultimi mesi di vita, dopo avere subito interminabili interventi chirurgici al cervello per un tumore. E mi viene in mente anche un altro amico, da poco scomparso, per anni in sedia a rotelle dopo uno spaventoso incidente in moto… entrambi avevano negli occhi quella luce che dice Sandra Ingerman, quel luccichio che hanno solo le persone che si stanno gustando fino in fondo il dono della vita.